In questa seconda parte della trattazione sulla violenza economica, l’avvocata Mariangela Zito approfondisce il tema: quale è il ruolo delle aziende e dei contratti collettivi nazionali, a proposito del controllo economico sulla donna?
La violenza economica priva le donne della libertà di costruire un futuro autonomo, rendendole vulnerabili e dipendenti. Le tutele economiche, dunque, non sono solo strumenti di supporto, ma rappresentano un pilastro essenziale per promuovere la loro autonomia e sicurezza.
Sostenere le donne vittime di violenza significa proteggerle ma anche offrire loro una possibilità concreta di ricostruire la propria vita, in autonomia e dignità. Rispetto alle previsioni normative sulle tutele economiche e assistenziali per le lavoratrici dipendenti vittime di violenza, la contrattazione collettiva e le prassi aziendali possono estendere e rafforzare queste tutele adattandosi alle specifiche esigenze settoriali.
Il ruolo della contrattazione collettiva
La contrattazione collettiva ha introdotto ulteriori misure per le lavoratrici vittime di violenza, come la trasformazione del contratto, il trasferimento ad altre sedi e l’uso flessibile dello smart working, garantendo loro maggiore protezione e adattabilità alle necessità personali.
Rispetto a quanto previsto dalla legge, il CCNL Metalmeccanici prevede, ad esempio, la possibilità di portare a sei mesi totali il congedo retribuito (tre mesi a carico dello Stato e tre a carico dell’azienda), estendendone significativamente la durata rispetto a quanto previsto dall’art. 24 del D. Lgs. n. 80/2015, che limita il congedo a tre mesi.Inoltre, esso prevede misure specifiche per garantire la privacy della lavoratrice durante le procedure di richiesta del congedo o di trasferimento e impegna le aziende a promuovere campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere nei luoghi di lavoro.
Nei CCNL dei settori Commercio, Turismo e Chimico-Farmaceutico rinnovati recentemente, il congedo è limitato a tre mesi, in linea con quanto stabilito dalla legge; è garantita la flessibilità nella fruizione del congedo e la possibilità di proroghe. Sono stati introdotti inoltre incentivi per il reinserimento lavorativo e strumenti per garantire maggiore protezione alle lavoratrici.
Nei settori Tessile e Moda, Chimica e Ceramica Artigiana, i recenti rinnovi dei contratti hanno introdotto, in aggiunta ai tre mesi di congedo previsti dalla legge, la possibilità che vengano concessi altri tre mesi di aspettativa, di cui uno retribuito al 60% della retribuzione tabellare. Oltre al congedo, alcuni CCNL hanno previsto incentivi per i datori di lavoro che assumono o mantengono in organico donne vittime di violenza, come le agevolazioni contributive per facilitare il loro reinserimento lavorativo, in linea con le misure promosse dalla Legge di Bilancio 2024.
Buone pratiche aziendali
Diverse aziende, sia di dimensioni grandi che medio-piccole, hanno implementato politiche e iniziative concrete per combattere la violenza di genere, con particolare attenzione alla violenza economica.
Tra le iniziative si segnalano: i programmi di formazione obbligatoria per tutti i dipendenti sul tema della violenza di genere, che aiutano a riconoscere i segnali e a capire come affrontare determinate situazioni; la flessibilità lavorativa e l’offerta dei servizi di consulenza legale e psicologica; l’implementazione di protocolli di sicurezza e di riservatezza; l’offerta di programmi di educazione finanziaria e l’accesso ad altri benefit aziendali.
Per l’attuazione e il monitoraggio delle politiche interne contro la violenza e l’inclusione delle donne possono essere istituiti dei comitati di supervisione, come nel caso del gruppo LVMH (settore lusso) che ha istituito un Comitato per la Diversità e l’Inclusione, chiamato a supervisionare l’implementazione delle politiche contro la discriminazione e la violenza di genere e il rispetto delle linee guida aziendali sul tema. Inoltre, LVMH ha implementato iniziative di formazione, coaching e mentoring per sostenere lo sviluppo professionale delle donne ed effettua audit annuali per monitorare l’equità salariale e garantire che non vi siano disparità retributive basate sul genere.
Anche il gruppo Saviola è noto per il suo impegno nella sostenibilità sociale, mediante l’adozione di misure finalizzate a garantire un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso. Nonostante esso operi in un settore tradizionalmente caratterizzato da una bassa presenza femminile – quello delle costruzioni – ha implementato diverse buone pratiche per contrastare la violenza sulle donne e promuovere l’uguaglianza di genere. Tra queste si segnalano le politiche di assunzione che mirano a incrementare la rappresentanza delle donne in azienda, promuovendo la diversità e l’inclusione, i programmi di sensibilizzazione e formazione per tutti i dipendenti, il supporto alle dipendenti vittime di violenza, l’accesso ai servizi di consulenza psicologica e legale, oltre alla flessibilità lavorativa. Inoltre, l’azienda collabora con associazioni e centri antiviolenza per sostenere iniziative volte a prevenire la violenza sulle donne e promuovere l’uguaglianza di genere sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione.
Un complemento essenziale alle varie misure di supporto economico e assistenziale, già menzionate al fine di aiutare le donne vittime di violenza a trasformare tali risorse in strumenti di emancipazione duratura e costruire una reale indipendenza economica, anche in ottica preventiva, è rappresentato dai programmi di educazione finanziaria. Essi contribuiscono non solo al raggiungimento della stabilità economica immediata, ma possono aiutare le donne (in generale, anche in situazioni di non violenza) a sviluppare competenze fondamentali per raggiungere un’autonomia economica sostenibile. Attualmente molti programmi di educazione finanziaria per donne vittime di violenza sono gestiti da aziende ed enti privati, associazioni, fondazioni e organizzazioni non profit, con il supporto occasionale di enti pubblici locali e senza un coordinamento centralizzato.
Solo con un impegno congiunto tra pubblico, privato e società civile è possibile costruire un sistema di protezione davvero inclusivo, capace di trasformare il sostegno economico in una reale opportunità di emancipazione economica femminile.
Avvocata Mariangela Zito, Arca.