“Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, 25 Novembre.
Raccontare ai/alle vostri/e figli/figlie adolescenti il 25 Novembre e cosa esso rappresenti? Sì.
Come?
Vi proponiamo una galleria di immagini evocative e copertine di libri, che si possono usare per cominciare a farsi un’idea sul tema della violenza di genere e violenza sulle donne.
Si tratta anche di materiale per condividere le informazioni con gli/le adolescenti stessi/e:
1522 Numero Antivioleza e Stalking: https://www.1522.eu/. È un servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità. Il numero, gratuito è attivo 24 h su 24, accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking.
Elina Chauvet, Scarpe rosse : si tratta di un’installazione pubblica che l’artista realizza, il 27 luglio 2012, davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne uccise, nella città messicana di Juarez. Diventa simbolo internazionale della violenza sulle donne.
Spirale della violenza: Immagine che convenzionalmente è usata per raccontare l’escalation di atti di possesso e controllo, nell’ambito della violenza di coppia/domestica.
Franca Viola
https://www.youtube.com/watch?v=1G52LHGN5q4
“Franca Viola disse NO! La storia della ragazza che cambiò l’Italia, pubblicato dal canale “Vanilla Magazine”: la prima donna che in Italia si oppose al “matrimonio riparatore”, dopo aver subito uno stupro.
Manifestazione organizzata dal movimento femminista “Non una di Meno”: ogni anno è realizzata a sostegno della lotta contro la violenza sulle donne.
Per il 2023, 25 Novembre ore 14.30, partenza da Circo Massimo. La citazione è un estratto della poesia “Se domani non torno”, dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres.
“Dovremmo essere tutti femministi” e “Cara Ijeawele, ovvero Quindici consigli per crescere una bambina femminista” ( Chimamanda Ngozi Adichie), Giulio Einaudi Editore: testi di un’importante scrittrice ed attivista internazionale, per la tutela dei diritti delle donne.
“Pioniere. Le donne che hanno fatto l’Europa” (Caporaso P., Mirandola G, 2022.), Edizione Settenove: storie di donne che hanno contribuito alla parità di genere (specialmente in campo lavorativo, salariale e dei diritti), nella storia dell’Europa del secondo dopoguerra.
“Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni“ (Gasparrini L., 2016), Edizione Settenove: narrazioni e rfilessioni sul patriarcato e cultura dello stupro, ad opera di uno scrittore e filosofo femminista.
QUALCHE APPROFONDIMENTO UTILE
Tratto dal testo “Com’è l’acqua. Riconoscere ogni giorno il mare invisibile del patriarcato” (Maria Anna di Gioia, Edizione Settenove, pagg. 43-45):
Il 25 Novembre 1960, le sorelle Mirabal, dette Mariposas (“farfalle”), furono trucidate in modo violento da sicari del dittatore della Repubblica Dominicana Rafael Leonidas Trujillo, dopo essere state stuprate e strangolate, e infine gettate in un burrone, per simulare un incidente. Nel 1981, durante il primo incontro femminista latino- americano che si svolse a Bogotà in Colombia, fu scelto quel giorno per ricordare le tre attiviste politiche, vittime di un regime violento e sessista, attivando iniziative a sostegno di tutte le donne vittime di violenze, molestie, aggressioni, domestiche e non. Nel Dicembre 1993, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne, con la risoluzione 48/104, e il 7 Febbraio 2000 si è deciso di individuare ufficialmente la data del 25 Novembre per l’
INTERNATIONAL DAY FOR ELIMINATION OF VIOLENCE AGAINST WOMEN
[…] Il termine femminicidio è stato usato per la prima volta in un articolo del 1992 di Diana H. Russell, criminologa femminista, per specificare gli assassinii, da parte di uomini, di donne per motivi basati sul genere. […] Il femminicidio non è che la punta di un iceberg, l’apice di una piramide di violenza che ha le sue basi solide nel patriarcato e nei valori che lo innervano. Le Nazioni Unite, nel 1993, hanno steso un documento, la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, che definisce la violenza contro le donne come
“ogni atto di violenza fondato sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata”
L’eliminazione della violenza contro le donne è anche uno dei 17 obiettivi chiave dell’Agenda 2030 dell’Onu (Obiettivo n.5: Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze).
[…] Siamo così immersi nei valori, nei riti e nei miti del patriarcato, da non essere spesso minimamente consapevoli dell’acqua in cui nuotiamo e di cui siamo impregnati ed impregnate. I casi di violenza più eclatanti non sarebbero possibili se non ci fosse una cultura che li prepara, la cultura dello stupro. “It takes a village to rape a woman” (Ci vuole un villaggio per stuprare una donna): si intitola così un capitolo del test The Macho Paradox di Jackson Catz (2006). Questa frase sottolinea la responsabilità sociale del substrato culturale riguardo alla violenza carnale, ma è ugualmente efficace per tutte le altre forme di violenza.
“Il fatto che milioni di uomini eterosessuali non stuprino non significa certo che tale cultura non esista, perché lo stupro arriva alla fine di una lunga serie di comportamenti aggressivi, violenti o fastidiosi che portano lì. Il fatto che non tutti percorrano quella strada non vuole dire che non esista” (Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni”, Gasparrini L., 2016. Edizione Settenove).
Per informazioni e approfondimenti, qui il link dei Contatti.
Arca.