Abbiamo fino ad ora visto come possa svilupparsi e degenerare, in adolescenza, una cultura della violenza. A determinarla maggiormente è il vuoto, il deficit educativo, la grande confusione o le costanti preoccupazioni delle figure adulte di riferimento per i/le giovani: la famiglia in primis.
L’adolescente può cercare risposte sulla sua identità nel gruppo dei pari, ma questo da solo non può bastare, specie se organizzato attorno ad assunti di discriminazione dell’elemento vulnerabile. Gli adulti, i genitori in particolare, sono fondamentali per dare esempio e significato al come – si formano e mantengano relazioni; – si possano condividere le proprie emozioni non escludendo quelle altrui; – si possa declinare sanamente l’inclusione reciproca. Dice lo psicoanalista Massimo Ammaniti (Intervista al Corriere della Sera, Giugno 2019):
“Escludere l’altro per sentirsi incluso. Questo è il contrario della socializzazione, è la tribù. L’esperienza del rifiuto è poi drammatica per chi la subisce. Ha conseguenze serie sullo sviluppo del carattere e genera stati d’ansia e di depressione. Io osservo nella mia esperienza che questo meccanismo è ormai prassi nelle scuole superiori; anche, e forse perfino di più, nei migliori licei delle grandi città, dove i professori sembrano disarmati, e i genitori distratti“.
Nella precedente edizione delle #NoViolenceWeeks di Arca, abbiamo largamente condiviso riflessioni su un’educazione (priva di stereotipi) all’affettività ed alla sessualità (basata su un lavoro sulle life skills) e su come questa sia un fattore essenziale per prevenire la violenza di genere. L’anno scorso, infatti, ci siamo rivolti a genitori di bambini e bambine della scuola primaria, precisando che di emozioni e sessualità si può e si deve parlare da subito, con un linguaggio idoneo all’età ma sempre con grande naturalezza, per conoscere se stessi e l’Altro/a.
Nella presente edizione delle #NoViolenceWeeks, invece, ci rivolgiamo ai genitori di adolescenti che (spesso per la prima volta) si trovano a condividere con figli/figlie tematiche solitamente (ed in maniera stereotipata) definite “scottanti”: in realtà parlare di innamoramento, attrazione sessuale, corpo, consenso e malattie, rischi, violenza è lecito.
Raccontiamo a voi genitori, che potreste qui riconoscervi, in cosa consiste un nostro percorso di sostegno alla genitorialità dedicato all’affettività, alla sessualità ed alla non violenza.
Il primo passo per un genitore è, secondo noi, comprendere cosa in lui/lei evochi vergogna o colpa: quel senso di pudore, ritrosia, influenza familiare o culturale per cui non riesce a parlare, ai/alle figli/figlie, in maniera del tutto aperta, di emozioni, pensieri, segnali del corpo che esistono dentro di sè e alla base di una relazione di coppia non violenta. Spesso si lavora su questi aspetti, mettendoli letteralmente in scena ovvero mediante role-playing, giochi ed inversioni di ruolo.
SFERA DELL’AFFETTIVITA’ IN ADOLESCENZA: Cosa fare?
Solitamente chiediamo ai genitori di interrogarsi su – quanto spazio è realmente e profondamente concesso alle emozioni, – su quanto e come si condividono e comunicano pensieri sul proprio sé. Si parla di emozioni o solo di comportamenti e prestazioni? Cosa si prova, perché quella emozione? Come la si racconta (sensi di colpa vs assertività), come la si manifesta attraverso il proprio corpo (immagine corporea sana vs sintomi psicosomatici)? Che tipo di espressioni, immagini, metafore si usano per descriversi?
Ancora, che tipo di lavoro educativo viene fatto per la costruzione di un buon senso di autostima ed autoefficacia? Ci sono delle aspettative, più o meno consapevoli, sull’identità, sui ruoli, sul futuro del/della figlio/figlia?
Si parla di relazioni e di Amore? Se sì, come? Si parla dell’innamorarsi e dell’eventuale fine di una relazione? Prossimità o possesso dell’Altro? “Io + te” oppure una fusione di entrambi, con perdita dei propri confini? Si spiega, e se sì come viene fatto, che esiste la possibilità di delusioni, dolori, paure ma anche modi di risolvere, costruire, ripartire?
Quello di Arca è un lavoro in primis di conoscenza: i genitori, la loro storia, il funzionamento della famiglia, le problematiche. Poi si tratta di approfondire, caso per caso, per comprendere criticità e/o punti di forza della relazione tra genitori e figli/figlie adolescenti: spesso partiamo proprio dal modo stesso in cui si manifesta questa loro relazione, poiché è il primo esempio che figlio/figlia hanno per capire come si vive con il mondo interiore e con quello esterno.
SFERA DELLA SESSUALITA’ IN ADOLESCENZA: cosa dire?
L’educazione globale alla sessualità (Comprehensive Sexuality Education, CSE) è un ampio e dettagliato programma, varato da diverse agenzie internazionali, che funziona da essenziale linea guida per una sana acquisizione, sin dall’infanzia, di conoscenze e abilità, atteggiamenti e valori per accrescere e tutelare la propria salute, il proprio benessere e la propria dignità. Si fonda sull’equità di genere e sul rispetto dei diritti di ognuno/a per il raggiungimento di autodeterminazione , pensiero critico e cittadinanza attiva.
Si tratta di un percorso che ha 8 obiettivi specifici: – relazioni; – valori, diritti, cultura e sessualità; – comprendere il genere; – violenza e sicurezza; – abilità per salute e benessere; – corpo umano e lo sviluppo; – sessualità e comportamento sessuale; -salute sessuale e riproduttiva.
(Tratto da “Educazione affettiva e sessuale di bambini e adolescenti”, Marta Panzeri e Lilybeth Fontanesi, Il Mulino).
Nel percorso di sostegno alla genitorialità, sul tema dell’affettività, sessualità e non violenza, ci ispiriamo ampiamente al suddetto modello, quando invitiamo i genitori a creare un dialogo, con figli/figlie, su
- emozioni e loro espressione sana ed equilibrata (intelligenza emotiva);
- corpo e confini, vicinanza, prossimità all’Altro/a. Ancora cambiamenti fisici; ciclo mestruale; polluzioni notturne;
- privacy, consenso, pressioni sociali, aspettative, stereotipi e pregiudizi;
- differenze tra sesso, genere, identità di genere e orientamento sessuale;
- comunità LGBTQIA+;
- zone erogene, masturbazione e comportamenti autoerotici come modalità di conoscere se stessi e di raccontarsi in coppia;
- rapporti sessuali, metodi contraccettivi, malattie sessualmente trasmissibili, gravidanza e riproduttività;
- discriminazione e forme di violenza, in presenza o in rete.
Infine, proponiamo spesso ai genitori un riflessione a cui teniamo particolarmente: la pornografia. Questa anzitutto è mezzo attraverso il quale si tende a legittimare sottomissione e violenza verso i soggetti coinvolti (molto spesso donne), che vengono rappresentati in maniera degradata, passiva e compiacenti in atteggiamenti di possessione e sopraffazione.
Ai/alle vostri/e figli/figlie adolescenti spiegate chiaramente che (se necessariamente desiderano accedere a quel tipo di contenuto o ne sentono parlare tra coetanei/e) quello che è lì raccontato non ha nulla a che vedere con l’amore: ma soprattutto dite loro che quella non è la sessualità che normalmente si vive tra le persone che nutrono tra loro rispetto reciproco e desiderio di conoscere, esplorarsi, stimolarsi reciprocamente, mediante un dialogo paritario.
STEREOTIPI NELL’EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITA’ E SESSUALITA’.
Abbiamo visto come lo stereotipo sia linfa vitale di una visione distorta di sè, dell’Altro/a e delle relazioni che costruiamo.
Per Arca non è una priorità preparare figli e figlie alla possibilità di aver a che fare con episodi di violenza, tramite una mera diffusione di informazioni allarmanti o rigidi divieti: in un’ottica preventiva, la vera emergenza clinica ed educativa per noi di Arca è aiutare i genitori (attraverso percorsi ad hoc di sostegno e supporto) a crescere figli e figlie, che si conoscano profondamente ed imparino ad amare loro stessi/e, in tutti i propri aspetti interiori ed esteriori. Il fine di questo tipo di educazione è il costruire, in tutto l’arco dello sviluppo dei/delle figli/figlie,
relazioni sane e reciproche, dove ognuno/a venga valorizzato/a e nessuno/a venga discriminato/a, isolato/a, lasciato/a indietro o divenga vittima di violenza.
Non è solo una questione di tutelare le vostre figlie: garantire la loro sopravvivenza psicofisica non significa nasconderle, proteggerle come se fossero cristalli delicati. Piuttosto bisogna trasmettere alle vostre figlie la loro forza, la parità e l’uguaglianza di diritti in ogni luogo ed in ogni tempo: la loro dignità in quanto esseri umani. Una bambina che riconosce oggi il proprio valore, in futuro potrebbe diventare una donna che lotta per la sua parità salariale.
Dall’altra parte, è di fondamentale importanza crescere i vostri figli mediante modelli che non inneggino a mascolinità tossiche, senza macchia e senza paura: anche il figlio maschio ha lati fragili, è in grado di sviluppare vissuti di tenerezza, è capace di narrazioni introspettive (non solo di atti di forza bruta!). Lavorare oggi sul bambino e la sua capacità di mediare potrebbe comportare il coinvolgimento del futuro uomo in una relazione di coppia non violenta.
Se l’obiettivo è prevenire la violenza tra i/le giovani (ed in un’ottica più ampia, la violenza di genere tra adulti), è necessario per i genitori avere stili formativi ed educativi fatti di principi di inclusione e parità: un’educazione dove si rimandi che esistono infiniti e complessi modi di esprimere la propria identità, anche e soprattutto quella legata alla sfera dell’emotività e della sessualità.
Arca.
Per approfondimenti, di seguito una sitografia utile:
https://www.unesco.it/it/News/Detail/1750 (UNESCO per Educazione globale alla sessualità- Comprehensive Sexuality Education, CSE).
https://www.facebook.com/p/Alberto-Pellai-100044165512791/?locale=it_IT o https://www.instagram.com/alberto_pellai/?hl=it (Profili social Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva)