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VIOLENZA SU ADOLESCENTE AD OPERA DI ADULTI

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Il presente articolo vuole informare ed insieme attivare una riflessione sulle forme di violenza che possono essere esercitate, sugli/sulle adolescenti, da parte di adulti (all’interno del nucleo familiare e non).

L’emersione di questo fenomeno, come quella della violenza tra pari, nel caso dell’adolescenza potrebbe non esser così immediata: spesso la violenza, nelle sue più terribili forme, è protratta da e per anni per mano di genitori o figure adulte di riferimento o sconosciute. In adolescenza, la violenza dell’adulto potrebbe comportare gravi danni nello sviluppo identitario e nella sopravvivenza fisica del/della giovane: la violenza sessuale, nel caso delle ragazze, potrebbe comportare anche il rischio di gravidanze indesiderate.

Per quanto sia difficile parlarne (ma non per questo motivo, la violenza tra pari sia meno grave), è necessario prendersi del tempo e dello spazio per farlo.

La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza riconosce il diritto delle persone di età minore di ricevere protezione contro ogni forma di violenza. In particolare, gli articoli rilevanti per la difesa dei diritti delle persone di età minore contro ogni forma di violenza sono i seguenti:

  • l’articolo 19 che tutela il /la bambino/a contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale;
  • l’articolo 24 para. 3, per l’adozione di ogni misura efficace atta ad abolire le pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute dei/delle minorenni;
  • l’articolo 28 para. 2 e l’articolo 37 (a), che riconoscono il diritto della persona di età minore di non essere sottoposto a tortura o a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, incluse le punizioni corporali;
  • l’articolo 34, per la protezione del/della minorenne contro ogni forma di sfruttamento sessuale e di violenza sessuale;
  • e l’articolo 39, che prevede che gli Stati parti adottino ogni adeguato provvedimento per agevolare il recupero fisico e psicologico e il reinserimento sociale di ogni fanciullo/a vittima di ogni forma di negligenza, di sfruttamento o di maltrattamenti; di torture o di ogni altra forma di pene o di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, o di un conflitto armato.

(Dati estrapolati da Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza)

VIOLENZA IN FAMIGLIA

E’ violenza del familiare verso l’adolescente (nonché, verso l’infanzia in senso più ampio) tanto ogni forma di intrusione aggressiva nei confini psico-fisici, senza consenso e sfruttandone rapporti gerarchici, tanto la disattenzione/ il disimpegno verso i diritti inalienabili del/della giovane. Inoltre,

“Accanto alle tipologie di violenza […] che possono concretizzarsi in una condotta attiva (maltrattamento fisico, abuso sessuale, aggressioni verbali, denigrazioni) o in una condotta omissiva (trascuratezza, incuria, abbandono) ma che vedono sempre i minori come vittime “dirette” della violenza, è necessario considerare una forma di violenza “indiretta” ma non per questo meno grave: la violenza assistista del maltrattamento nei confronti della madre”

(Lucia Beltramini, “La violenza di genere in adolescenza- Una guida per la prevenzione a scuola”, Carocci Editore, pag.42)

Il clima di insicurezza, pericolo e minaccia che l’adolescente vive, all’interno del nucleo familiare e/o nei casi di violenza domestica, possono comportare

  • Incapacità di regolare le proprie emozioni ed i propri pensieri, per renderli poi coerenti nel rapporto con il proprio corpo;
  • scarsa fiducia verso di sé e sensi di colpa (come se l’adolescente finisse per pensare che, a qualche livello, quell’assalto al corpo ed all’anima, lo abbia provocato per sue incapacità o per sue stesse caratteristiche: ne consegue spesso l’idea di sé come sporco/a, sbagliato/a, un oggetto inferiore);
  • difficoltà a interagire con l’esterno (i legami di attaccamento, che avrebbero dovuto trasformarsi in modelli di relazione da seguire per stare con l’Altro/a, sono completamente compromessi. Il modello relazionale di riferimento è fatto di aggressione, disperazione e scarso controllo su di sé. Le ricadute per le future relazioni sentimentali, sociali, lavorative possono essere enormi);
  • disturbi a diversi livelli, sia psichici/mentali che comportamentali/relazionali.

VIOLENZA NELLA RETE SOCIALE DI RIFERIMENTO

Può accadere che il/la proprio/a figlio/figlia sia vittima di aggressioni verbali, fisiche e/o sessuali ad opera di adulti che si muovono nella rete sociale con cui la famiglia entra in contatto: la cronaca ci racconta spesso di violenza minorile agita da insegnanti, figure religiose, istruttori sportivi ed adulti del mondo ricreativo. O ancora possono essere assalitori improvvisi o adulti ossessionati, sconosciuti all’adolescente.

La complessità di alcune situazioni cognitive- comportamentali (disturbi dello sviluppo, disabilità motorie e non, ritardi) potrebbero divenire terreno fertile per l’aggressore: l’adolescente potrebbe essere maggiormente isolato, incapace di richiedere aiuto.

La minaccia per l’incolumità psicofisica del/della giovane può presentarsi sotto forma on line: il mondo digitale può rappresentare un’aggravante nel caso della violenza sull’adolescente perché

si realizza mediante un canale (dal quale spesso i genitori sono tenuti a distanza) di grande uso/consumo per i/le giovani; – per l’assalitore, potrebbe essere garantito un anonimato protratto nel tempo, mentre per la vittima potrebbe diventare impossibile trovare un interlocutore reale, con cui confrontarsi; – l’eventuale coinvolgimento dell’adolescente in produzione e diffusione, non consensuale, di materiale sessuale e pedopornografico potrebbe lasciare una traccia indelebile nell’etere.

Infine, non si sottovaluti la manifestazione violenta verso l’adolescenza in quelle situazione di grande e continuativa deprivazione sociale ed economica (povertà; isolamento; abbandono scolastico; guerre).

RICONOSCERE UNA VIOLENZA SULL’ADOLESCENTE

Save the Children ci fornisce un elenco, che funziona come traccia dei possibili segnali che voi genitori potete/dovete cogliere.

Segni fisici e/o comportamentali del maltrattamento fisico sono in genere costituiti da

lividi, contusioni e ogni altro segno sulla pelle; denutrizione; chiazze di calvizie; ospedalizzazioni e ricoveri frequenti e/o oscuri; reattività esagerata; scoppi improvvisi d’ira; paura negli ambienti esterni; instabilità reattiva; rifiuto del contatto fisico; ricerca di attenzioni, favori, cibo, oggetti; attenzione “gelata” con uno sguardo attento e allarmato; emozioni congelate e percezione falsamente forte di sé.
 

I segni comportamentali della violenza psicologica che si possono riscontrare in alcuni bambini sono

atteggiamento timoroso da “vittima” o atteggiamento aggressivo; personalità rigida e scarsa capacità di adattamento; continua svalutazione delle proprie azioni e pensieri; scarsa socievolezza; iperattività; adultizzazione precoce; ansia nelle separazioni; abitudini improprie o stereotipate; distruttività, crudeltà e comportamento di sfida; stato di ansia continua, scarsa autostima, mancanza di fiducia di base in se stessi e negli altri; percezione minacciosa del mondo; tristezza, inibizione e assenza di slancio vitale.

Rimane comunque valido, per noi di Arca, quanto proposto anche a proposito della violenza tra pari,: genitori, costruire un dialogo aperto, empatico e non giudicante con i/ propri/proprie figli/e adolescenti. E nel caso di violenza intra-familiare, chiedete immediatamente aiuto per voi stessi/e e per i/le minori.

Link utili:

Arca.

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