Abbiamo fatto una premessa in un articolo precedente: l’aggressività nell’adolescente non è elemento da stigmatizzare, bensì da calare in una cornice più ampia di costruzione dell’identità personale e sociale.
Ma cosa accade quando l’aggressività diventa violenza? E’ una domanda che spesso voi genitori ci ponete, portando con voi il timore di fondo che vostro/a figlio/a possa diventare attore/attrice di fenomeni violenti verso l’Altro/a.
Diffidate da risposte semplicistiche ed univoche: il fenomeno della violenza nell’adolescenza è multifattoriale, complesso e caratterizzato da diverse sfaccettature. Non è mai solo un problema individuale e familiare, ma anche e soprattutto sociale e culturale.
Trasmissione generazionale della violenza
Nei legami tra i genitori, ma anche tra questi e figli/figlie, sempre più tipiche sono modalità relazionali dove poco spazio è dato al confronto paritario: sarebbe auspicabile un incontro costruttivo, anche raggiunto mediante un conflitto ed il superamento dello stesso, dove non si livellano le differenze, ma le si valorizzano come apporto positivo per tutti/e. Al contrario sono presenti, spesso, passaggio all’azione, difficoltà a controllare gli impulsi e impossibilità di veicolare quest’ultimi attraverso il pensiero, nonché aspettative reciproche basate su pregiudizi e preconcetti. Cause di tutto ciò potrebbero essere stili di vita ed esigenze quotidiane dove vigono frenesia, tempi stretti, poco spazio per l’intimità. Tuttavia, in alcuni casi, questi modelli educativi e comunicativi potrebbero essere tramandati dalle generazioni precedenti e, quindi, mai adeguatamente rivisitati criticamente: ad esempio, pensate alla visione del Padre come di un essere indiscutibile e solo temibile, e di una Madre presente e sottomessa; ancora all’idea della punizione corporale (“lo schiaffone”) come legittimata modalità di (ri)educazione.
All’esterno delle famiglie, siamo poi permeati costantemente da una sovraesposizione a violenza e sopraffazione di tutti i tipi: come in una sorta di assuefazione da sostanza, comprendiamo l’esistenza del fenomeno ma, per una paura atavica che possa accadere noi, ce ne dissociamo non volendo comprendere fino in fondo quanto il silenzio ed il disinteresse siano linfa vitale della violenza.
Ora immaginate giovani, già esposti/e a sollecitazioni interne profonde e con confini molto fragili poiché in fase di costruzione, che tipo di contraccolpo possano subire dall’invasione quotidiana di fenomeni violenti, mediante
le conflittualità irrisolte intra-familiari; i messaggi veicolati dai social; i vissuti confusivi nel gruppo dei pari; le tensioni a livello sociale; il disimpegno generale verso il bene comune ed un dilagante senso di inciviltà.
In una identità in formazione, autostima e senso di autoefficacia possono esser minati nel profondo o influenzati dai dettami della violenza e da modelli socio-relazionali profondamente distorti: letteralmente immerso/a in un clima del genere, per il/la giovane la violenza potrebbe essere l’unica possibilità (legittimata collettivamente), per rispondere a minacce interne ed esterne al suo senso di identità.
Se sono più forte di te, forse capirò chi sono.
Se ti controllo, probabilmente troverò il mio posto nel mondo.
Se decido io cosa tu devi provare, io metterò ordine tra le mie emozioni.
“Il cinismo nel confronti del valore della verità avvelenerà l’etica delle relazioni familiari e si distruggerà ogni sincero desiderio di imparare. […] Poiché il malinteso, l’ambiguità, la bugia hanno attaccato la loro identità, (gli/le adolescenti) la devono esibire e imporre per mostrare di averla e allo stesso tempo non hanno strumenti veri e internalizzati per pensare, differenziarsi, soggettivarsi. Questo determinerà facilmente una loro adesione passiva a gruppi di pari organizzati come gang”.
(Anna Maria Nicolò, a proposito di adolescenti, in “Adolescenza e Violenza”, Il Pensiero Scientifico Editore, pag. 190)
Genitori, anche nei rapporti con i vostri pari d’età/ familiari/ conoscenti, prendete del tempo per riflettere sul tipo di influenze che raggiungono i/le ragazzi/e, nelle vostre case, nelle vostre città, nelle vostre culture: a volte, l’interrogarsi su qualcosa, con cui non si sta comodi, ed il chiedersi se ciò possa esser detto/fatto in maniera diversa dal passato, possono innescare cambiamenti significativi nello sviluppo psicofisico e relazionale dei/delle vostri/e figli/figlie.
Concludiamo questo articolo con un piccolo gioco/sondaggio per voi genitori:
- pensate che, all’interno della vostra famiglia, circoli un clima di pari opportunità e non violenza? Se la risposta è sì, fate un esempio di comportamento e/o pensiero in linea con tale clima. Se la risposta è no, interrogatevi sul perché. Se non sapete cosa si intenda per clima non violento, parlatene con qualcuno o fate delle ricerche sull’argomento.
- Vi siete mai chiesti se quanto trasmesso a voi dalle generazioni precedenti e quanto trasmettete voi ai/alle figli/e sia alimentato da stereotipi e pregiudizi verso l’Altro/a? Se la risposta è sì, fate un esempio di comportamento e/o pensiero discriminatorio. Se la risposta è no, fate un esempio di cosa potrebbe essere, secondo voi, un comportamento e/o pensiero discriminatorio. Se non sapete cosa si intenda per stereotipo, parlatene con qualcuno o fate delle ricerche sull’argomento.
- Avete mai riflettuto sulla possibilità che modelli comunicativi e relazionali, basati su discriminazione e umiliazione, sono forme di violenza? Se la risposta è sì, pensate se modalità del genere circolino in famiglia. Se la risposta è no, cominciate a parlarne. Se non sapete a cosa ci riferiamo, parlatene con qualcuno o fate delle ricerche sull’argomento.
Noi siamo disponibili ad un confronto sul tema: scriveteci nel modulo CONTATTI e/o continuate a seguirci nelle prossime settimane. Via via approfondiremo argomenti trattati nel sondaggio precedente.
Arca.