Vai al contenuto

Adolescenza, questa sconosciuta- PRIMA PARTE

  • di

Immaginiamo delle scene familiari:

Due genitori, impegnati in un’attività lavorativa full time, si ritrovano attorno ad un tavolo a tarda sera sconvolti dall’ennesimo sfogo di rabbia del figlio.
Genitori in fase di separazione, non consensuale e molto litigiosa, che hanno un conflitto aperto con la propria figlia, che mostra un comportamento oppositivo verso gli insegnanti.
Padre che scopre nella camera del figlio una bustina con dell’erba.
Madre che dialoga con la figlia che piange spaventata, dopo averle dichiarato di non sentirsi a proprio agio nel proprio corpo femminile.
Genitori che scoprono materiale pornografico sul tablet del/della figlio/figlia.

Ci vorrebbe una seria infinita di queste vignette, per descrivere in maniera esaustiva cosa sia veramente l’adolescenza.

Un concetto che è trasversale a tutte le storie, che in Arca accogliamo nei percorsi di sostegno alla genitorialità, è il

CAMBIAMENTO!

Per l’adolescente cambia tutto, per la famiglia cambia tutto: non solo è necessario che sia così, ma anche è utile che tutti vi si adattino.

La prima significativa modificazione riguarda lo sviluppo di quelle aree della corteccia (pre-frontali) che serviranno al/alla giovane

per la costruzione di un sano autocontrollo e del giudizio; per imparare a prendere decisioni ponderate rispetto alle possibili conseguenze.

Lo sviluppo cerebrale però richiede anni: considerate che classicamente l’adolescenza è il periodo compreso tra i 10 ed i 20 anni. Ecco perché all’adolescente viene spesso recriminata impulsività: la sua corteccia cerebrale è in divenire. Cosa fare allora? Vanno concessi tempo ed esperienza: lui/lei sta infatti formando il suo sistema di regole di funzionamento, interno ed esterno. L’adolescente si trova letteralmente bombardato da sollecitazioni e stimoli cognitivi e cerebrali, molti dei quali fanno paura per la loro portata e novità. L’ascolto empatico e le regole sono una combinazione necessaria:

“È fondamentale la disponibilità dell’adulto a discutere con l’adolescente sulle regole, fermo restando il rigore del loro rispetto. Si tratta di riuscire a unire alla funzione di controllo anche quella di sostegno, ovvero l’apertura al dialogo, la disponibilità a comunicare verbalmente con gli adolescenti, in modo tale che il rispetto delle regole derivi anche dalla condivisione di alcuni principi basilari per la convivenza sociale”.

(Tatiana Begotti in “La prevenzione in adolescenza. Percorsi psicoeducativi di intervento sul rischio e la salute”, pag.108, cura di Silvia Bonino e Elena Cattelino, Erikson Editore).

La variazione più evidente dell’adolescenza è nel corpo: con il sopraggiungere della pubertà (sviluppo in termini di peso, altezza, organi sessuali, componenti ormonali), il corpo assume forme inaspettate e si fa portatore di messaggi interni che spesso sono difficili da decifrare per il/la giovane. La mente deve riuscire letteralmente a calarsi in un corpo che è irrefrenabile e che (anche attraverso la masturbazione e/o i primi approcci sessuali) a volte è fonte di soddisfazione, a tratti di grande imbarazzo.

Altro cambiamento riguarda i confini: la vicinanza, fisica e non, della precedente fase (l’infanzia) ai genitori non è più plausibile, poiché l’adolescente cerca il suo spazio nel mondo, cerca autonomia. E lo farà, per tentativi ed errori, attraverso

– azioni creative; – attività sportive; – accesso al gruppo dei pari; – sfide relazionali sempre più complesse; – identificazioni con personaggi pubblici;- ma anche bugie, manipolazioni e atti provocatori.

Tutto ciò andrà accolto e non giudicato, seppur contenuto con regole chiare e comprensibili. Di contro, anche se non lo chiede apertamente, avrà bisogno di basi sicure su cui poggiarsi, se sentirà di non esser ancora pronto all’indipendenza, se avrà paura, se fallirà: il genitore dovrà essere abbastanza forte per incassare il colpo e non sentirsene sopraffatto; solo così l’adolescente capirà che tutte le sue forze distruttive interne sono superabili e non completamente annientanti. Lo psicoanalista Donald Winnicott definiva tutto ciò “Vitalità distruttiva”: il/la figlio/figlia si confronta con la realtà, imparando ad usarla in maniera costruttiva.

Ogni emozione, in questo scenario, andrà validata e restituita senza colpevolizzazioni o ambivalenze: se l’adolescente sente e prova qualcosa, gli/le va rimandato cosa quell’emozione potrebbe essere, che nome potrebbe avere, la legittimità del sentimento ma anche (specie se spiacevole) il carattere transitorio dello stesso. Solo così l’aggressività, le paure, le insicurezze del/della giovane potranno esser pensate e “digerite” a favore dell’adolescente.

Ma la visione dell’adolescente soltanto come “essere bisognoso” rischia di essere antiquata: in Arca valorizziamo le risorse di tutti i membri della famiglia e invitiamo i genitori ad interrogarsi su capacità, conoscenze, punti di forza, aree di sviluppo, sogni, speranze ed aspettative di figlio/figlia.

Quante cose possiamo imparare dagli/dalle adolescenti, se solo siamo disponibili ed aperti ad ascoltare!

Arca.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.