Uscita #8 di “Letture a bordo”: le MAMME.
QUELLO CHE LE MAMME NON DICONO
Recensione a cura della Dott.ssa Roberta Nasello, Psicologa Psicoterapeuta di ARCA
L’ottava uscita della rubrica di racconti e storie per la mente ho deciso di dedicarla ad un gruppo di Donne Mamme Coraggiose e Divertenti.
Conosciute al nido, frequentate anche in momenti altri, compagne di bevute e scherzi, ora ci approcciamo all’ingresso alla scuola materna dei nostri/e nanetti/e. Le chiamerò le “mie Mamme“.
Perchè una dedica a loro?
Perché ridiamo tanto, abbiamo imparato a non prenderci troppo sul serio ma
seriamente ci chiediamo aiuto e supporto a vicenda.
A loro voglio dedicare un testo molto ironico, sarcastico che
condivide “consigli” sulla gravidanza, sulla nascita, sul rientro a casa e i primi anni di vita
(nanne, pappe, svezzamenti,
mancato sonno, scelta tata,
confronto con pediatra, tentativi di rientrare a lavoro, rapporto di coppia, casa).
Un libro scritto da una donna che appena scopre di essere incinta (e negli anni successivi)
si pone delle domande sulla propria femminilità, le proprie abitudini,
il proprio futuro.
I dubbi, le paure, le insicurezze di fronte ai tanti cambiamenti si moltiplicano.
E, quasi in automatico, aumentano intorno a lei anche gli stereotipi sul materno:
“La mamma è un sacrificio umano. Si immola buttandosi a pesce senza un attimo di esitazione […]. La domanda era: perchè? […]“.
Dov’era tutta quella “gioia, gioia, gioia” che le donne provavano quando scoprivano di essere in dolce attesa? La cercavo, ma sembrava sepolta sotto uno strato di paura troppo densa […].
[…] non importa quanto impegno ci mettiate: ufficialmente state sbagliando tutto. Ufficiosamente, nessuno si offrirà mai di sostituirvi in alcunché”.
L’ironia delle “mie Mamme” è una sana risposta a questi (e tanti altri) pregiudizi su tutte le mamme:
siete/siamo in gamba e state/stiamo facendo un ottimo lavoro!
Esilaranti le liste di consigli (specie per i papà), pro e contro dell’avere un figlio,
i personalissimi dialoghi con la sua bambina (per “l’abbandono della navicella madre”).
Se anche tu, che ci stai leggendo, sei come una delle “mie Mamme”
questo libro potrebbe fare per te:
“Sono la madre che mi aspettavo: un concentrato di limiti e imperfezioni, con tratti infantili e continue ribellioni. Ma sono anche come non avrei mai immaginato di essere: responsabile, attenta, premurosa. […]
Il sentimento tra una madre e un figlio non è sempre rosa come lo descrivono. Come tutte le storie d’amore è imperfetta, sgangherata, con alti e bassi continui, estenuanti. E, diversamente dalle altre storie d’amore, è assoluta, inevitabile, definitiva”.
E tu, se proprio tu, senti di non farcela, sei troppo stanca o hai bisogno di aiuto,
chiedi supporto a qualcuno che conosci o a professioniste della salute mentale.
Riferimenti bibliografici: Quello che le mamme non dicono, Chiara Cecilia Santamaria, Rizzoli (2010).
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