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LA VIOLENZA TRA ADOLESCENTI: quali forme?

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Abbiamo premesso, in un precedente articolo, che la violenza nel mondo adolescenziale può rappresentare una degenerazione di una sana aggressività a causa di un clima (familiare, sociale e/o culturale) tossico e distorto, intriso di pregiudizi e stereotipi mortificanti verso l’Altro/a.

Ma cosa intendiamo quando vi parliamo di violenza nel mondo giovanile?

Facciamo una premessa: la violenza adolescenziale non è solo bullismo.

“Il riferimento a questo fenomeno, anche se può essere utile per introdurre la questione della violenza in adolescenza, se utilizzato in senso onnicomprensivo e acritico, può non considerare il fatto che molte forme di bullismo celano in realtà comportamenti riconducibili a violenza di matrice sessista, se esercitati sulle ragazze, e omofobica e “machista” se agiti nei confronti dei ragazzi”.

(Lucia Beltramini, “La violenza di genere in adolescenza- Una guida per la prevenzione a scuola”, Carocci Editore, pag. 21)

Il bullismo, come raccontato più volte sul nostro blog, è un insieme di azioni violente (verbali o fisiche, in presenza o sui social) da parte di un singolo o un gruppo su una vittima (a scuola o nel gruppo dei pari).
La vittima può essere attaccata per il suo aspetto fisico (bodyshaming); per il genere e l’orientamento sessuale (discriminazione); per le scelte politiche e religiose.
E’ un fenomeno che aggrava la sua portata quando l’attacco alla vittima avviene tramite Internet (anche mediante diffusione, nella Rete, di materiale fotografico privato senza il consenso della vittima stessa): il Cyberbullismo diventa una violenza tra giovani, che assume i connotati di senza spazio e senza tempo.

Quello che, nelle #NoViolenceWeeks (III Edizione- 2023) dedicate all’adolescenza, ci interessa nello specifico, alla luce della nostra attività clinica e della natura delle domande che voi genitori ci portate, è la

VIOLENZA DI GENERE:

Insieme di comportamenti lesivi dell’integrità psicofisica della persona, causati dalla sua appartenenza ad un specifico Genere (ovvero qualunque ma­nifestazione esteriore di una persona, che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso biologico, assegnato alla nascita).

Si subiscono, infatti, atti intimidatori e/o molestie, a causa della modalità con cui si percepisce e si esplicita la propria identità psico-sessuale (Identità di genere): per l’aggressore, tale modo non corri­sponde a quanto atteso socialmente dal sesso biologico e, per tale motivo, si sente legittimato ad attaccare la persona. Si fonda sulla convinzione (pregiudizio) che esistano relazioni gerarchiche tra uomini e donne (con obiettivo la sottomissione delle seconde ad opera dei primi), oltre che esistano differenze innate ed immutabili nel cervello maschile e femminile.

E’ una violenza che non coglie le infinite influenze culturali sullo sviluppo cognitivo, la varietà espressiva e soggettiva insita nell’identità di genere (visione non binaria), ma soprattutto la parità e l’uguaglianza tra i generi.

La violenza di genere in adolescenza è un fenomeno drammaticamente sommerso, che spesso emerge solo in seguito a casi di cronaca efferati (violenza sessuale, omicidi, suicidi). Ad esserne colpite sono maggiormente le ragazze.

Secondo Lucia Beltramini (“La violenza di genere in adolescenza- Una guida per la prevenzione a scuola”, Carocci Editore, pag. 51), esistono 5 macro-categorie nella violenza tra ragazzi/e (in presenza o mediante canali digitali):

  • Comportamenti di dominazione e controllo (telefonate continue, divieti ad uscire, decisioni su abbigliamento e frequentazioni).
  • Stalking (persecuzioni- tramite telefonate, sms, pedinamenti, danneggiamenti alle proprietà- protratti nel tempo, che generano nella vittima sensazioni di pericolo e tensione costanti).
  • Violenza psicologica o emotiva (comportamenti che danneggiano identità, dignità ed autostima, come intimidazioni, umiliazioni, menzogne, diffamazioni).
  • Violenza fisica (botte, bruciature, schiaffi, pugni, calci, tentativi di soffocamento, spintoni, morsi, aggressioni con oggetti).
  • Violenza sessuale (qualsiasi atto sessuale imposto contro la volontà della vittima, come stupro o tentato stupro, agiti individualmente o in gruppo/branco; molestie attraverso commenti verbali/catcalling, sguardi inappropriati, contatti indesiderati; pressioni o minacce pre-rapporto sessuale; visione forzata di materiale pornografico/sexting; produzione e diffusione di foto/materiale a stampo sessuale senza consenso; imposizione di utilizzare o meno un determinato contraccettivo).

Recentemente si è poi iniziato a parlare della cosiddetta teen dating violence, ossia un insieme di comportamenti violenti (che possono includere molti elementi dell’elenco precedente) tra ragazzi e ragazze che si frequentano, escono insieme o che vivono una coppia stabile.

La violenza può esser infine esacerbata se ci riferiamo all’adolescente omossessuale o bisessuale, comunque in senso più ampio appartenenti alla comunità LGBTQIA+: la violenza, in tal casi, assume i connotati di discriminazione di genere ed omofobia.

Cosa significa, per un/una giovane, subire una violenza agita da un pari d’età?

Si possono individuare danni nel senso di autostima ed autoefficacia; senso di colpa e vissuti di vergogna; ritiro dalle relazioni; attacco al proprio corpo; riduzione della perfomance scolastica e/o sportiva; disturbi della condotta, del sonno, dell’alimentazione; disturbi depressivi, ansiosi e vissuti dissociativi; uso di sostanze; malattie sessualmente trasmissibili e/o gravidanze indesiderate; suicidi.

La violenza si alimenta di

omertà e silenzio, paura e timore del giudizio,

miti e pregiudizi ( – Colpevolizzazione della vittima/ Victim Blaming: “Se l’è cercata”. – Deresponsabilizzazione dell’aggressore: “Il maschio non può resistere alla tentazione”. – Giustificazione della violenza: “In fondo lei lo voleva, flirtava con lui”)

(Lucia Beltramini, “La violenza di genere in adolescenza- Una guida per la prevenzione a scuola”, Carocci Editore, pag. 77).

Genitori, chiedete aiuto a professionisti della salute mentale e fisica, ad avvocati, alle Forze dell’Ordine: la segnalazione tempestiva, seppur fatta con massima attenzione e delicatezza per la vittima (per evitarne ulteriore trauma e colpevolizzazione) è essenziale.

Genitori, confrontatevi con esperti: se nutrite il sospetto che il/la vostro/a figlio/figlia sia responsabile di un atto violento, non ve ne rendete complici né tentate di giustificare atti che potenzialmente possono mettere in pericolo la vittima nonché l’autore/autrice stessa di violenza.

Arca.

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