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Adolescenza, questa sconosciuta- SECONDA PARTE

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Nella prima parte di questo articolo, abbiamo presentato a voi genitori un primo (e di certo non completamente esaustivo!) quadro di riferimento sull’adolescenza dei/delle vostri/e figli/e.

Ogni adolescente è a sé, per quanto concerne le peculiarità intrapsichiche: inoltre, non si può sottovalutare la rete familiare e sociale, nella quale è nato/a e vissuto/a (oltre che le sfide evolutive diversissime, interne e sociali, che ogni adolescente si trova a vivere). L’adolescente è influenzato costantemente da una varietà potenzialmente infinita di stimoli.

Abbiamo parlato di una impegnativa combinazione tra

impulsività- ricerca autonomia- immaturità cognitiva- emotività (spesso fuori controllo, perché in fase di definizione).

Ora prendetevi un attimo: ricordate che voi ci siete passati, in un recente passato … Come avete vissuto questa fase? Scegliete un’immagine, un evento, un ricordo per portare alla memoria e nel tempo presente i pensieri, le sensazioni, le speranze e le paure provate. Bene, ora ditevi che vostro/a figlio/a è nel pieno di tutto ciò. Ed una delle più dirette conseguenze è rappresentata dal grande stato di frustrazione che l’adolescente vive:

vorrebbe tutto e non vorrebbe niente, ma non può comunque avere ciò che vuole oppure evitare ciò che non desidera, nei modi e nei tempi che gli/le sembrano più giusti!

In una tale condizione di conflitto (interno ed esterno), l’aggressività nell’adolescente va integrata come parte molto significativa dello sviluppo. Aggressività come modalità

– di comunicare il proprio senso di impotenza e mancanza di controllo su se stessi e su tutti i cambiamenti in corso (in primis quelli minacciosi determinati dal sopraggiungere della pubertà);

– di sondare la tenuta emotiva e psichica del genitore. Della serie “Se vedo che mamma/papà resiste alle mie paure, alle mie ansie, ai miei pensieri distruttivi, allora io non sono così terribile come penso/temo”;

– di scaricare la rabbia e la forza vitale che scorre dentro, ad esempio nel gruppo dei pari, mediante azioni fisiche e/o verbali, con cui esercitarsi nel complicato gioco di lontananza e vicinanza dell’Altro/a.

– di rappresentare un ruolo, come in una scena teatrale, per comprendere se è quello adatto a noi, cosa va corretto, cosa invece va lasciato andare.

Spesso si tratta di un’aggressività che, in ambito clinico, i genitori raccontano non solo mediante l’agito e l’azione apertamente distruttivi, bensì soprattutto attraverso

 – atti di autolesionismo (tagli, scarificazioni, bruciature); – sensi di colpa e vissuti depressivi; – isolamento e ritiro sociale; – attacchi e sabotaggi inconsci verso studi, attività sportive, amicizie.

Capite cosa sta succedendo dentro il/la vostro ragazzo/a?

Siate in ascolto, siate aperti e comprensivi: mostrate una sana empatia. Quindi mettetevi nei suoi panni, rispecchiando difficoltà ed infondendo la speranza legata al fatto che le difficoltà voi le vedete, esistono, non le sminuite ma esse sono comunque transitorie e passeggere.

Tenetevi poi lontani da etichette e giudizi del tipo “Sei sempre aggressivo”, “Tu non ascolti”, “Sei violento e non cambierai mai”.

Se mi dici che io- figlio/a sono in un determinato modo e di te- genitore, mi fido/dici che mi devo fidare, finirò per credere all’immagine di me che dipingi: e sì, sarò aggressivo sempre più, perché questo penso che ti aspetti da me.

Infine siate (o almeno provate, non essendo sempre facile farlo) modelli di comportamento: non potete pretendere che l’adolescente impari velocemente ed in ogni situazione a controllare i propri impulsi, se siete i primi a non farlo in famiglia, nelle situazioni sociali, nel quotidiano. Essere un esempio potrebbe anche passare da un grande insegnamento: sbagliare, ammettere le proprie colpe ed imparare a chiedere scusa, per l’eventuale danno procurato.

Arca.

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